giovedì 7 ottobre 2010

La voglia di scrivere...senza saperlo fare

E' la prima volta che scrivo online. Non avevo mai provato prima d'ora a creare un blog, anche se in passato ho provato a realizzare semplici forum per i giochi online a cui ho partecipato, ma senza grandi successi.

Giungo al dunque, anche perchè poco ispirato questa mattina...

Axès de Tiraneàu nasce come un progetto di cronologia emozionale, un vero proprio esperimento nei confronti di chi se la sente di buttare giu due righe dettate dall'ispirazione del momento, che siano poesie, racconti, eventi vissuti e quant'altro.
Prende il nome da un omonimo monologo che ho steso di recente nel quale sintetizzo la visualizzazione utopica: di un mondo perfetto, di un piano esistenziale pacifico, ostico ma al contempo piacevole  di cui il protagonista fà parte. In sintesi il mondo ( o città se si preferisce) di Axès di Tiraneàu è il posto in cui si rifugiano le nostre emozioni, le nostre avventure, i nostri graffi interiori, per essere poi plasmati in qualcosa di surreale e visualizzabile, ed è per l'appunto che qui lascio i miei cassetti colmi di quello che ho provato e proverò sottoforma di scritto.

Per dare inizio al tutto lascio qui il monologo da cui prende nome il blog:

"

Mi chiamo Joel Dìmabeu,
sono solo e vivo qui ad Axès de Tirenàu da ormai 12 anni.
E’ strano, non avevo mai visto ne una penna ne un po’ di carta prima d’ora,
le cose stanno davvero cambiando…
Quando entrai qui, non era niente di più che una stanza, un bicchiere d’acqua, della musica, io e delle semplici lenzuola estive. Non ho mai avuto problemi, la gente del posto è sempre stata allegra, beve vino al posto dell’acqua ma non si ubriaca ne vomita mai, le banconote crescono sugli alberi…al posto delle foglie, e la musica fuoriesce dallo schianto delle gocce di pioggia sul terreno. Già, piove col sole ma non ci si bagna mai, se non lo si vuole, e l’acqua delle nuvole ha il sapor della vaniglia degli yogurt di sottomarca dopo il sesso, pieni d’uno strano sapore tra l’orgasmo e la quotidianeità. Le malattie non esistono, o almeno non ne ho mai vista una che non sia la ridarella o la voglia matta
di correr nudi tra i prati. Tutti qui sono belli e sono brutti,  buoni e cattivi, come quando ti cadono
le chiavi dell’auto in terra ed all’ennsima volta le raccoglie la tua anima gemella sorridendoti. Si muore tutti i giorni, al calar del sole bianco come la neve, ma si vive l’attimo felici perche’ il giorno dopo si rinascera’ consapevoli della vita di ieri vissuta come un battito d’ali sfuggenti al vento. Si cresce, come i gigli e le viole, e si vola se si vuole sopra delle nubi di zucchero filato colorate d’ambra e soffici come seta. Non si pensa mai, perche’ la realta’ è pensiero ed il pensiero e’ realta stessa,  evitando cosi’ gioie e dispiaceri inattesi vivendo solo l’una e l’altra sollevati dal vento del presente. Si dorme, perche’ c’e’ un termine ad ogni cosa, perche’ ogni spina ha la sua rosa, perche’ le lenzuole van tolte di dosso al corpo, van messe sulla stanza, perché bisogna reignettarsi la chiave per rientrare ad Axès de Tirenàu e viver dinuovo, come nessuno e’ vissuto mai."